sabato 13 luglio 2013

L'immenso, incredibile, profondissimo scrutatore dell'animo umano; charles Baudelaire.
Astenersi "anime candide", illusi, amanti del lieto fine, "bacia pile", ipocriti e farisaici ben pensanti!

Mi corre l'obbligo di utilizzare proprio un "suo" brano con il quale blandisce noi, poveri disgraziati,
naturalmente, alla "sua" maniera; buon divertimento..( segue sghignazzata mefistofelica )

                                                          AL LETTORE
La stoltezza, l'errore, il peccato, l'avarizia, abitano i nostri spiriti e agitano i nostri corpi;
noi nutriamo amabili rimorsi, come i mendicanti alimentano i loro insetti.
I nostri peccati sono testardi, vili i nostri pentimenti, ci facciamo pagare lautamente
le nostre confessioni e ritorniamo gai pel sentiero melmoso,
convinti d'aver lavato con lagrime miserevoli tutte le nostre macchie.
E' Satana Trimegisto che culla a lungo sul cuscino del male,
il nostro spirito stregato, svaporando, dotto chimico, il ricco metallo
della nostra volontà.
Il diavolo regge i fili che ci muovono; gli oggetti ripugnanti ci affascinano;
ogni giorno discendiamo di un passo verso l'inferno,
senza provare orrore, attraversando tenebre mefitiche.
Come un vizioso povero che bacia e tetta il seno martoriato
di una antica puttana, noi al volo rubiamo un piacere clandestino
e lo spremiamo con forza, quasi fosse una vecchia arancia.
Serrato, brulicante come un milione di vermi,
un popolo di demoni gavazza nei nostri cervelli e quando respiriamo,
la morte ci scende nei polmoni quale un fiume invisibile dai cupi lamenti.
Se lo stupro, il veleno, il pugnale, l'incendio, non hanno ancora ricamato
con le loro forme piacevoli, il canovaccio banale dei nostri miseri destini,
è perchè non abbiamo, ahimè, un'anima sufficientemente avida.
Ma in mezzo agli sciaccalli, le pantere, le cagne, le scimmie,
gli scorpioni, gli avvoltoi, i serpenti, fra i mostri che guaiscono,
urlano, grugniscono entro il serraglio infame,
dei nostri vizi.

Vi è piaciuto? Potete rileggelo ancora se vi va; però adesso , leggetevi anche il "suo" :

                                              INNO ALLA BELLEZZA

Vieni tu dal cielo profondo o sorgi dall'abisso, BELTA' ?
Il tuo sguardo infernale e divino, versa mischiandoli, beneficio e delitto;
per questo ti si può comparare al vino.
Riunisci nel tuo occhio il tramonto e l'aurora, diffondi profumi
come una sera di tempesta; i tuoi baci sono un filtro,
la tua bocca un'anfora che rendono audace il fanciullo, l'eroe vile.
Sorgi dal nero abisso o discendi dagli astri?
Il destino incantato segue le tue gonne come un cane.
Tu semini a casaccio la gioia e il disastro, hai imperio su tutto,
non rispondi di nulla.
Cammini sopra ai morti, BELTA' e ti ridi di essi, fra i tuoi gioielli,
l'Orrore non è il meno affascinante e il delitto,
che sta fra i tuoi gingilli più cari, sul tuo ventre orgoglioso danza amorosamente.
La farfalla abbagliata vola verso di te, o candela, e crepita
 fiammeggia e dice ;<< Benediciamo questa fiaccola! >>
L'innamorato palpitante chinato sulla bella, sembra un morente
che accarezza la propria tomba.
Venga tu dal cielo o dall'inferno, che importa, o BELTA',
mostro enorme, pauroso, ingenuo; se il tuo occhio e sorriso,
se il tuo pide, aprono per me la porta d'un infinito adorato
che non ho conosciuto.

Per chi volesse inebriarsi ancora, alla fonte di un tale "mostruoso" poeta, deve cercare:
I FIORI DEL MALE            
                                                 MAX

1 commento:

  1. Ci vuole un buon bicchierino per sancire quello che Baudelaire dice sull'animo umano. Senso di ebbrezza può avere solo chi dalla vita non ha paura, perché ha già guardato in faccia la morte. Beh, si, lui è un classico, l'atmosfera se la crea attraverso classiche immagini correlate al male - morte.
    Ma, sotto la tenebre, appena appena, s'intravede luccicare la speranza della salvezza...
    Di grande effetto la sua lirica. Mi piace molto il passaggio, specchia una grande finezza dell'osservazione psicologica.
    "noi nutriamo amabili rimorsi, come i mendicanti alimentano i loro insetti.
    I nostri peccati sono testardi, vili i nostri pentimenti, ci facciamo pagare lautamente
    le nostre confessioni e ritorniamo gai pel sentiero melmoso,
    convinti d'aver lavato con lagrime miserevoli tutte le nostre macchie"
    Me tre per il resto, parlando del primo poema, ho le mie riserve...

    La seconda lirica mi piace molto per la forma e per le metafore, tralasciando sempre, l'evidente cultura religiosa su cui si ricama il pensiero sorgente...

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