giovedì 25 luglio 2013

                                                                                                                            

vorrei cominciare una nuova fase e portare alla vostra attenzione delle poetesse.

ISABELLA DI MORRA 1520--1546

L'amara invettiva, d'una ragazza nel fiore degli anni, consapevole di una fine precoce.
Tristi, coinvolgenti e quasi rabbiose le sue parole; ma arrivate sino a noi,
e per questo immortale.

Ecco ch'unaltra volta, o valle inferna,
o fiume alpestre, o ruinati sassi,
o ignudi spiriti di virtude e cassi,
udrete il pianto e la mia doglia eterna.
Ogni monte udirammi, ogni caverna,
ovunque io arresti, ovunque io mova i passi;
dè Fortuna, che mai salda non stassi,
cresce ognor il mio mal, ognor l'eterna.
Deh, mentre ch'io mi lagno e giorno e notte,
o ferre, o sassi, o orride ruine,
o selve incolte, o solitarie grotte,
ulule e voi, del mal nostro indovine,
piangete meco a voci alte interrotte,
il mio più d'altro, miserando fine.

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