venerdì 30 agosto 2013

FEMMINA SEI PAZZA

                                                             poemetto di
                              RITA FAGIOLO                           MASSIMO BISCUOLO

                                                     FEMMINA SEI PAZZA

 

In riva al mare hai creato
un gran cerchio di fuoco,
le fiamme hai scavalcato
ed or che c'hai chiamati,
siam qui ad osservar
la tua magica danza.
Noi che siam Dei, dagli umani inventati
dalle donne sognati...

io son Dioniso,ben dotato di verga e sorriso,
io son Oberon, romantico re delle creature dei boschi,
io son Marte,guerriero apassionato ma feroce,
io son Nettuno,immenso ed irritabile, troppo per te!
Orsù, smetti di ballare se davvero ci vuoi sfidare,
femmina pazza, rischi di bruciare....

Entra Dioniso nelle grazie del mio corpo
e maestro, fanne fuoco e passione,
libera il mio collo dai setosi capelli
e sapiente allerta il mio piacere.
Posa avide mani, sul mio nudo e turgido seno
e metti le ali al mio desiderio,
inarca possente la mia schiena
e fai di me in interminabili amplessi...
puttana appagata.
Stanco e vinto dalle mie inesauribili brame vogliose,
Dioniso, spalle chine, cede il posto ad Oberon.

Lo sguardo maestralmente dolce e tenero,
Oberon sorvola il mio corpo procace
e dritto lo infila, fendendo come spada,
il profondo dell'anima mia.
E nelle sue pupille vedo le mie tante delusioni,
sofferenze e fobie specchiate
e lacrime si sciolgono sul mio viso,
come insoliti chicchi di grandine
sull'asfalto rovente, d'estate.
Facendo sipario con le ciglia,
mi sottraggo a quel languore
e finalmente adotto un fare da fanciulla indifesa,
mi lascio cadere carponi accordando i sospiri
come il gatto con le sue fusa.
Le lacrime diventano fiumi senz'argini
che lui tampona con i suoi baci
e con il cuore già rapito;
ma son femmina umana...ed il cerchio lascia rassegnato.

Tra folgore e tuono, l'italico Marte
scavalca il cerchio
e seppur non primavera,
bordato di scudo e spada.
Sotto l'elmo, occhi d'ira,
sfidano i miei con lampi accecanti.
Io inerme ma con l'orgoglio in gola,
sfodero le mie unghie affilate
e con balzi di gazzella,
sfido le sferzate taglienti
e cattiva, le affondo nelle sue
poche carni indifese,
mentre brandelli dei miei vestiti
svolazzano e poi sfrigolano al fuoco.

 

Rabbiose grida del suo dolore
si confondono con il fragore del tuono,
richiesto e distratto,
il mio morso trova spazio tra i fendenti,
affondo i denti e stacco
il dorso di una mano, dalla quale,
la spada cade rumorosa.
E' il momento...
in me raccolgo forze primitive
e m'avvento come un'aquila
in picchiata sulla preda.
Mordo pezzi di viscida carne
come fossero stecche di morbido cioccolato;
bevo il romanico sangue
come fosse linfa vitale e lo finisco
aprofittando del suo incredulo sgomento.
Urlo al cielo la mia forza ed il mio coraggio
e forte di me, i seni tronfi delle mie vittorie,
esco dal cerchio, decisa ed impavida,
verso il mare m'avvio.....

Con cipiglio battagliero
capelli agrovigliati come serpenti
vesti sdrucite su pelle impura...
avanzo con passo felpato
di pantera affamata.
Nelle onde che sembran
far barriera al mio coraggio,
il mio grido furente
sovrasta il sordo rumore della tempesta
che dall'orizzonte, dal dio invocata,
supposta, dalle acque scure, minacciosa arriva;
Nettuno !!!
mostrati a me dinnanzi...
a me, umana femmina
che la tua ira non teme...
Il mare s'ingrossa e le onde
al cielo s'alzano e ricadono
con semicerchi giganti di spruzzi bavosi.



E d'un tratto maestosi cavalli marini
affioran trainando un carro di grossa conchiglia.
Barbuto e a nudo dorso,Nettuno regnante,
ritto sta del suo tridente armato.
La mia baldanza un po si perde
nel tremor che ginocchia flette;
ma il cor mio battito non molla
e pronta son per l'ultima battaglia.
Non c'è nulla che Dio non vogla
e la preghiera mia è ascoltata.
Nei miei piedi mette vigore
nelle braccia forza e potenza
ed il respiro rende eterno.
Sotto l'onda immergo la mia furia
e degli ippocampi sciolgo la cavezza,
il carro rovescio in una piroetta
e di Nettuno, l'abisso, scettro e
corona inghiotte, facendolo perdente.

Riemergo con lo slancio di storione
e con il pugno chiuso, verso il cielo grido,
io son femmina, femmina umana....



In me ho armi che han fatto storia,
la furbizia d'una fanciulla maliziosa,
la forza d'una madre gelosa,
la passione d'una sposa innamorata
e l'amore di quel Dio
che m'ha creata!!






1 commento:

  1. Davvero molto bello e rispecchiante della sovrumana forza delle donne. Potrebbe essere in tema con quello che putroppo spesso succede nelle cronache di tutti i giorni. Niente fermerà lo spirito della donna. Niente di niente. E' nella storia la nostra natura tacita e forte.
    Attraversiamo secoli e secoli le nostre disavventure in silenzio magari soffrendo ma con tenacia ci proiettiamo nel futuro grazie proprio al nostro coraggio di dare. Pensare cosa sarebbe un mondo senza donne mi fa tristezza. Diamo la vita, l'amore, proteggiamo i nostri piccoli,li facciamo crescere... Cerchiamo di dare un senso all'amore senza nasconderci in falsi dogmi ma destinandolo sempre alla sua vera forza, quella che è in ogni donna, quella che la salva sempre dalla violenza del mondo.
    Grazie Massimo e Rita per avercelo ricordato in questo poemetto.
    Bisognerebbe metterlo in prima pagina di tutti i giornali almeno una volta al giorno.
    Siamo "streghe" dell'amore, apparteniamo all'ultraterreno, siamo qui per allegerire le pene dell'universo per questo siamo sacre.
    Ricordiamocelo donne. Ricordatelo uomini.
    Con affetto
    amanteinconsueta

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